Taurisano, Estate 2025.
Un omicidio (fittizio), un commissario instancabile, una città sotto il sole e sotto osservazione. No, non è un noir d’autore, ma una delle trovate più originali dell’estate salentina: “Il Commissario Taurisano”, serie social a episodi ambientata proprio tra le vie, i volti e le realtà imprenditoriali del paese.
Il format – agile, ironico, con episodi a cadenza regolare diffusi tramite social network e affissioni pubbliche – ha saputo unire promozione territoriale, spirito di comunità, storytelling e intrattenimento, trasformando la Festa Patronale di Santo Stefano in una vera e propria saga da seguire giorno dopo giorno.
La vicenda prende il via con il misterioso ritrovamento di un uomo – tale Santo Stefano – lapidato in aperta campagna. Un colpo di scena che da subito mescola giallo e surrealismo, con riferimenti locali e una scrittura brillante che ammicca al lettore-spettatore. Da quel momento, il Commissario Taurisano, con la sua squadra di improbabili e determinati investigatori, si muove in un mondo dove tutto è sospetto e ogni pietra può nascondere la verità.
Ma la vera forza della serie è l’intelligente coinvolgimento dell’intero tessuto sociale ed economico del paese.
In ogni episodio compaiono – e spesso giocano un ruolo fondamentale nella trama – attività commerciali, aziende, artigiani, piccole e medie imprese del territorio. Dai serramentisti ai trasportatori, dai macellai ai produttori di salumi, dagli operatori ambientali ai tecnici della videosorveglianza, fino alle onoranze funebri, in un intreccio dove persino la morte – per fortuna solo narrativa – trova i suoi professionisti.
Una galleria di realtà imprenditoriali che, invece di essere relegate a sponsor invisibili, diventano coprotagoniste della storia, con nomi, ruoli e azioni che si inseriscono nella finzione con leggerezza e umorismo.
È così che l’economia locale non solo sostiene l’iniziativa, ma si ritrova valorizzata e raccontata in un contesto narrativo che ne esalta la presenza, il radicamento e il contributo alla comunità.
Dietro questo progetto – che è già virale e che culminerà il 1° agosto alle 23:55 in Piazza Castello con la proiezione in mondovisione dell’ultimo episodio – c’è una mente e un cuore: Don Gionatan De Marco, parroco della comunità, già noto per la sua capacità di unire spiritualità, cultura e innovazione.
È stato lui a intuire il potere dello storytelling come leva di comunità, creando – con l’aiuto di collaboratori locali – un intreccio narrativo che diverte, coinvolge e al tempo stesso prepara il clima per la festa patronale, riportando l’attenzione su ciò che unisce e anima un paese: la fede, le relazioni, la memoria, l’identità, il lavoro e l’ironia.
Il successo del “Commissario Taurisano” non sta solo nella trovata in sé, ma nel modo in cui la cultura popolare, il dialetto, i personaggi iconici del paese (da Antonio Lu Rossu a Franco Na Mano), il paesaggio e i modi di dire locali vengono trasformati in trama. Il tutto con una leggerezza che diverte senza mai banalizzare, e una cura narrativa che restituisce alla comunità un’immagine affettuosa e consapevole di sé.
In un’epoca in cui spesso le feste patronali rischiano di restare confinate a eventi formali e ripetitivi, Taurisano dimostra che si può fare cultura popolare con intelligenza, fede e innovazione, lasciando un segno e – perché no – anche una risata.