“Perché il moralismo punitivo non risolve il problema delle dipendenze”: la nota del segretario cittadino PRC

21 Feb , 2025 - Taurisano

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<p>Riceviamo e pubblichiamo una nota del segretario cittadino del Partito della Rifondazione Comunista Rocco Cavalera:</p>
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<p>“<em>Recentemente abbiamo assistito ad un dibattito pubblico con un linguaggio che sembra uscito direttamente dalle pagine più cruente dell’Antico Testamento. Parole come “venditori di morte” e “inferno” si alternano in appelli drammatici, volti a spronare i cittadini a denunciare chi spaccia droga. Si parla di rompere il “muro di silenzio” per salvare il “paese che muore”.</em></p>
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<p><em>Le invettive di questi “preti antidroga” evocano immagini di devastazione e maledizione, ma mancano completamente di analisi del contesto socio-economico, incrementando un clima di paura e colpevolizzazione senza offrire una soluzione concreta (un esempio tra tutti potrebbe essere la facilitazione della creazione di una rete di supporto efficace, data la posizione privilegiata che occupano nella comunità).</em></p>
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<p><em>Questo approccio, impregnato di moralismo e giustizialismo, non solo è inefficace ma anche fuorviante e dannoso: le comunità colpite dai problemi legati alle sostanze non si salvano attraverso delazioni, ma grazie a politiche sociali, educative e culturali che possano incidere sulle cause profonde del disagio. La droga è il sintomo , non la causa di:</em></p>
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<p><em>- un tessuto sociale frammentato,</em></p>
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<p><em>- un sistema educativo incapace di formare individui consapevoli e critici,</em></p>
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<p><em>- un mercato del lavoro che lascia troppi giovani senza prospettive.</em></p>
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<p><em>Inneggiare alla delazione, trasformare i cittadini in informatori, pronti a “fare la spia” contro chi spaccia o utilizza sostanze, non risolve i problemi strutturali che alimentano la dipendenza e l’emarginazione ma rischia di frammentare ulteriormente il tessuto sociale, spingendo le persone più vulnerabili verso una maggiore esclusione.</em></p>
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<p><em>Riteniamo necessario investire risorse e attenzione su una rete di servizi sociali che sia davvero efficace, quindi denunciamo con forza come l’Assessorato ai Servizi e alle Politiche Sociali sia completamente assente, nella nostra come in molte altre realtà locali, lasciando che i problemi si aggravino senza interventi concreti.</em></p>
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<p><em>A peggiorare la situazione è l’inefficace utilizzo dei piani di zona, strumenti fondamentali per la pianificazione di interventi sociali e sanitari a livello territoriale (spesso lasciati nel dimenticatoio o privi di finanziamenti adeguati).</em></p>
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<p><em>Il Partito della Rifondazione Comunista (PRC) si oppone fermamente a questa deriva repressiva e moralista. La soluzione al problema delle dipendenze non risiede nella caccia alle streghe, ma nell’implementazione di politiche che favoriscano l’integrazione giovanile e riducano l’analfabetismo funzionale. Investire in scuole, centri culturali e spazi sociali permette ai giovani di avere alternative concrete e positive alla marginalità. È necessario:</em></p>
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<p><em>- potenziare i programmi di educazione e prevenzione,</em></p>
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<p><em>- offrire opportunità̀ di lavoro,</em></p>
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<p><em>- creare reti di sostegno per chi affronta dipendenze di qualunque tipo (le quali hanno sempre radici comuni: isolamento, mancanza di scopo e disuguaglianze sociali)</em></p>
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<p><em>Il moralismo dei “preti antidroga” appartiene a un’epoca in cui la colpa individuale era l’unica spiegazione per le difficoltà collettive. Oggi sappiamo che i problemi sociali (come le dipendenze) richiedono risposte complesse, non soluzioni punitive. È necessario scardinare questa retorica del peccato e della condanna, e costruire un futuro basato su giustizia sociale, equità e opportunità per tutti.</em></p>
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<p><em>Denunciare non salva vite. Costruire una società migliore si”.</em></p>
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<p>Nota firmata dal <strong>segretario cittadino del Partito della Rifondazione Comunista Rocco Cavalera</strong></p>
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