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Come fa Carità la Chiesa Taurisanese?

Qualche giorno fa la <strong>Caritas</strong> della <strong>Diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuc</strong>a ha pubblicato i numeri dei migranti che ha assistito nel <strong>2021</strong>, fornendo una situazione chiara sugli sbarchi, una realtà che seppur può sembrare molto lontana rispetto a noi, tocca continuamente le <strong>coste di Leuca</strong> e di tutto il Capo.
Sono <strong>2853</strong> i <strong>migranti soccorsi</strong>, ogni volta con un iter ben preciso: alla <strong>Guardia Costiera</strong> e <strong>Guardia di Finanza</strong>, che scortano l’imbarcazione, tocca garantire l'<strong>ormeggio in sicurezza</strong>, mentre il <strong>controllo medico</strong> è compito del personale dell'<strong>Ufficio di sanità marittima</strong>, <strong>aerea</strong> e di <strong>frontiera</strong>. Poi ci sono loro, i <strong>volontari Caritas della Diocesi</strong>, che, insieme alla Croce Rossa Italiana, si mobilitano per dare il benvenuto ai migranti, distribuendo loro bevande calde durante l’inverno e fresche durante l’estate, biscotti, frutta fresca e cibi di veloce consumazione forniti dal <strong>Banco delle Opere di Carità Puglia</strong>.

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Quello della <strong>povertà</strong> è un tema che proprio come gli sbarchi appare lontano rispetto a noi, eppure è presente anche nel nostro Paese di 11472 abitanti, a Taurisano.
Ci siamo chiesti se la Chiesa locale <strong>aiuti</strong> le persone in difficoltà del Paese e se gli alimenti del <strong>Banco delle Opere di Carità</strong> arrivino a Taurisano.
Abbiamo scoperto una <strong>storia bella</strong>, da raccontare.

Il gruppo Caritas Parrocchiale accreditato presso il<strong> Banco delle Opere di Carità</strong> è quello di Via Fermi, della <strong>Parrocchia “Maria SS. Ausiliatrice”.</strong>
Da <strong>cinque anni</strong> a questa parte un gruppo di volontari, guidati dal Parroco <strong>don Mario Ciullo</strong> e dal Collaboratore Parrocchiale, diacono <strong>don Oronzo Schiavano</strong>, dedica il suo tempo a venire incontro alle vicissitudini di chi bussa alla porta della Chiesa per chiedere semplicemente di <strong>poter mangiare</strong>.
<em>“Come in tutte le realtà parrocchiali, anche la nostra Parrocchia ha sempre cercato di praticare la Carità, raccogliendo i beni che i nostri Parrocchiani portavano in occasione delle “domeniche della Carità”, domeniche in cui ci limitavamo a lasciare i cesti vuoti sui banchi in fondo alla Chiesa e questi a fine giornata tornavano colmi</em> – ha dichiarato il diacono Oronzo, che ha poi aggiunto – <em>infatti i Taurisanesi hanno sempre avuto buon cuore”</em>.

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Come ricordavamo prima, da cinque anni a oggi la Parrocchia ha deciso di accreditarsi presso il Banco delle Opere di Carità, “perché – ci spiega sempre il diacono – questo ci permetteva di avere stabilmente dei beni alimentari da poter dare a chi veniva per chiederci aiuto”.

Ogni mese, grazie ai mezzi gentilmente messi a disposizione dalla ditta taurisanese<strong> “F.li Parisi”</strong>, che sin dal primo momento volontariamente ha offerto il suo contributo al servizio caritatevole, il diacono con i volontari prendono in carico da <strong>Alessano</strong>, sede del Banco delle Opere di Carità, circa <strong>500 kg</strong> di alimenti al mese, che vengono poi divisi in base al <strong>numero di persone iscritte</strong> ad un apposito registro parrocchiale.

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<em>“È fondamentale che, rispettando la privacy, si controlli chi effettivamente usufruisce del servizio e vengano iscritti in un registro di competenza del Parroco. Queste persone hanno anche dovuto presentare documentazione per attestare che versassero in uno stato di indisponibilità e di povertà, perché fare la carità è comunque una grossa responsabilità e non si scherza”</em>, ha aggiunto il diacono.
Il quadro che ci ha delineato in questi cinque anni ha visto un incremento delle richieste di aiuto soprattutto durante e post il<strong> lockdown</strong>, che, purtroppo, si sta protraendo per tutto il periodo pandemico: <em>“Attualmente le persone iscritte da noi sono una ventina circa, a cui si aggiungono quelli che definiamo “aiuti di strada”, cioè quelle persone che occasionalmente bussano alle porte della nostra Chiesa per chiederci una mano, e anche queste purtroppo stanno aumentano, ma riusciamo a venire incontro a tutti”</em>.
Quella che abbiamo trovato è una <strong>Chiesa attiva</strong>, una Chiesa che si rimbocca le maniche per <strong>farsi prossimo agli altri</strong>, quel lato positivo che è <strong>troppo celato</strong> ai media e che molto spesso <strong>non fa notizia</strong> come il suo opposto.

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