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“Rottacapozza” risorge dalle ceneri grazie al lavoro di maestranze e volontari

L’antica masseria “Roccacapozza” ha riaperto i battenti dopo l’incendio che giovedì 27 luglio, ha divorato circa 200 ettari di macchia mediterranea e ha gravemente danneggiato il resort di Torre Mozza, marina di Ugento. In una settimana maestranze e volontari hanno lavorato giorno e notte per permettere al titolare Gino Cozza di mantener fede alle prenotazioni.

«È stato fatto miracolo. I porticati – racconta Cozza – erano totalmente distrutti, il verde non c’era più. Abbiamo ripiantato 1500 piante e messo degli arredi nuovi. Hanno lavorato almeno sette imprese, oltre a volontari e collaboratori vari. Ogni giorno c’erano una cinquantina di persone, abbiamo fatto anche i turni di notte per evitare di incrociarci e rendere più difficile l’intervento».

Il lunedì successivo all’incendio, il titolare si è presentato presso la struttura con delle piante, chiedendo di partire dalla piantumazione. «Mi ha fatto sorridere Gino quando mi ha chiesto come me la cavassi con il pollice verde. Mi sono impegnata e ce l’ho messa tutta perché sentivo lui che ci sollecitava nel piantare i fiori. Ed è stato come risorgere», racconta Annalisa Sgaramella, una volontaria della Pro Loco Gemini Beach che ha dato un prezioso contributo alla rinascita di “Rottacapozza”.

«Le piante solitamente si mettono alla fine, – spiega Cozza – io ho pensato bene di metterle all’inizio, come se fossero un messaggio di speranza di cui avevamo bisogno, come se stessero lì a spronarci nel completare l’opera, e quella macchia di colore, in mezzo a tanta cenere, ci ha dato la speranza. Rottacapozza è conosciuta proprio perché era una struttura immersa in un parco di 80 ettari e quindi ricca di verde e di colore, oggi mi piange il cuore vederla così vuota e bruciata. Dovevamo per forza iniziare dalla piantumazione».

La conta dei danni è stata amara: «Siamo intorno ai 400mila euro di danni, perché un po’ tutte le attrezzature sono andate distrutte. La spesa più grossa è stata quella per gli infissi, totalmente bruciati, oltre agli impianti elettrici, idrici e di condizionamento. Fa molta rabbia sapere che probabilmente l’incendio è partito dalla mano dell’uomo, e perché tutto ciò si sarebbe potuto evitare poiché pare che il rogo sia partito a 4 chilometri di distanza, forse da qualche contadino che usa ancora incendiare gli alberi d’ulivo secchi piuttosto che sradicarli, per loro è più semplice e meno costoso. I soccorsi non sono arrivati al momento giusto perché c’erano altri interventi», conclude Cozza.

«Siamo riusciti ad aiutare Gino a salvare la stagione. Tutti abbiamo collaborato senza discussioni e avuto modo di conoscere gente diversa ed è stato bellissimo e ci siamo divertiti. È vero, – commenta Oronzo Ricchiuto, presidente della Pro Loco Gemini Beach – ci lasciamo alle spalle una settimana di duro lavoro, ma alla fine l’importante è aver raggiunto il risultato».

«Siamo super contenti nell’aver realizzato tutto nel minor tempo possibile e di aver reso accogliente la nostra struttura com’era prima. Già domenica scorsa sono arrivati i primi clienti con l’occupazione di 29 camere», racconta Fabrizio Aleardi, receptionist, il primo a lanciare l’allarme la mattina del 27 luglio. «Erano le 11 e con un mio collega abbiamo visto il fumo non lontano dalla struttura e abbiamo lanciato l’allarme ai vigili del fuoco». Nel frattempo le fiamme continuavano ad avanzare arrivando a ridosso della struttura. Quando le lingue di fuoco diventavano sempre più minacciose, allora si è deciso di evacuare la masseria. «Abbiamo vissuto attimi di paura, momenti incredibili».

«Abbiamo riaperto la struttura con un restyling nuovo, – afferma l’imprenditore Gino Cozza – ma abbiamo sofferto in tutti i sensi: per il lavoro, per i sacrifici, per le nottate, ma l’avevo promesso il primo giorno dell’incendio. C’è stato un momento di tristezza, e anche di lacrime, però ci siamo rialzati subito e abbiamo pensato alla ricostruzione. Lo stesso giorno ho iniziato a confermare gli ordini del materiale che ci serviva e dal giorno dopo 50 persone costanti hanno lavorato ininterrottamente: imprese, amici, volontari, la Pro Loco di Gemini che non smetterò mai di ringraziare, gente che si è presa le ferie per venire a dare il proprio contributo, ma soprattutto un grazie ai miei collaboratori che da camerieri hanno indossato altri panni per rimettere in piedi la struttura. Uno spirito di squadra che ci ha uniti per raggiungere l’obiettivo. Mi sono stati vicini tutti. Un plauso va al Comune di Ugento che con i loro tecnici sono venuti immediatamente dandomi non solo un conforto, ma anche preziosi consigli, ho ricevuto una telefonata dalla Regione».

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1 commento su ““Rottacapozza” risorge dalle ceneri grazie al lavoro di maestranze e volontari”

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