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Andrea Coccioli:“Non criminalizziamo i ragazzi, costruiamo insieme un futuro diverso”

“Non criminalizziamo, costruiamo insieme un futuro diverso per i nostri ragazzi”. È questo l’appello lanciato da Andrea Coccioli, Vice Presidente della Pro Loco di Galatina, a seguito dell’episodio di violenza che ha recentemente scosso la comunità cittadina. Un fatto grave, che ha sollevato indignazione e sgomento, ma che – secondo Coccioli – deve spingere verso un’assunzione collettiva di responsabilità piuttosto che alimentare reazioni di condanna generalizzata.

Nel suo intervento, Coccioli sottolinea come sia fondamentale evitare etichette affrettate e narrazioni tossiche sui giovani coinvolti in situazioni problematiche. “L’immagine di ‘baby gang violenta e irrecuperabile’ che spesso circola – afferma – non corrisponde alla realtà individuale di ciascuno di loro. Li conosco, ci lavoro insieme, e posso assicurare che, tolti dal contesto del gruppo, si rivelano spesso ragazzi con fragilità, insicurezze, ma anche capacità di riflessione”.

Alla base dei comportamenti devianti, secondo il rappresentante della Pro Loco, vi sono spesso storie familiari difficili, contesti sociali deboli e una forte solitudine che spinge molti adolescenti a cercare appartenenza e riconoscimento in gruppi esterni. “È proprio in questi spazi vuoti, fuori dalle mura protettive delle scuole e delle associazioni, che si annidano le radici del disagio. Il gruppo diventa un surrogato di famiglia, un luogo dove sentirsi potenti, anche attraverso la violenza”, osserva.

Coccioli elogia il lavoro delle realtà educative del territorio, che da anni promuovono iniziative contro il bullismo e a favore della gentilezza. Tuttavia, avverte: “Questo prezioso lavoro rischia di essere vanificato se i ragazzi, una volta fuori da questi contesti protetti, si ritrovano soli, senza un adeguato supporto sociale e affettivo”.

Secondo Coccioli, la risposta deve essere comunitaria, continua e profonda: “Non basta organizzare attività sporadiche. Serve una presenza costante, fatta di ascolto, relazioni autentiche, modelli adulti positivi. Offrire un’alternativa concreta significa esserci anche quando non ci sono progetti da seguire, quando la solitudine rischia di sopraffarli”.

L’appello finale è un invito all’azione condivisa, lontana dalla polemica social e dalla gogna pubblica: “Deponiamo le armi del giudizio. Solo attraverso un impegno collettivo – famiglie, istituzioni, associazioni e cittadini – potremo offrire a questi ragazzi un futuro diverso, fondato sul rispetto, sull’inclusione e sulla collaborazione”.

Un messaggio chiaro, che arriva da chi ogni giorno è sul campo. Perché, conclude Coccioli, “non si tratta di giustificare la violenza, ma di comprenderla per poterla affrontare. Non criminalizziamo, educhiamo. Non escludiamo, costruiamo”.

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